Presidente Monti, ci sono anche Pinerolo e Luserna

I Comuni con il cappio al collo

Probabilmente il presidente Monti non conosce il Pinerolese né il presidente Monti conosce Airasca, Nichelino, Bibiana, Giaveno, Cumiana o Villar Perosa, né altre centinaia o migliaia di Comuni italiani, tutti o quasi, con il cappio al collo, dovendo rispettare il Patto di stabilità. Ma certamente il presidente Monti, come il suo predecessore Berlusconi, conoscendo il Patto, dovrebbe rivedere le regole imposte al primo ente territoriale - il Comune appunto - a cui fanno riferimento i cittadini.
Nota per i lettori: il Patto è un accordo che l'Italia ha assunto con altri Stati europei in base al quale i Comuni devono contribuire alla riduzione del debito pubblico nazionale, osservando regole sempre più restrittive che costituiscono una difficoltà per la realizzazione dell'attività programmata. Il calcolo è complesso, ma val la pena ricordare che una delle conseguenze è che c'è un limite nei pagamenti, soprattutto nel settore lavori pubblici, seppure già finanziati ed appaltati prima dell'entrata in vigore delle disposizioni. Una delle conseguenze: il blocco parziale o totale ad onorare obbligazioni nei confronti delle imprese che hanno eseguito lavori per conto dei Comuni, sebbene essi abbiano idonei finanziamenti e sufficienti disponibilità liquide.
Da questa nota, ovviamente molto sintetica perché le disposizioni in materia di Patto di stabilità sono davvero un rompicapo, i lettori si saranno fatti un'idea di cosa comporta rispettare regole così coercitive. Con almeno due conseguenze immediate: il rischio di mettere a repentaglio imprese fornitrici di servizi per i Comuni ed addirittura rallentare o bloccare altri interventi per nuove opere pubbliche e per servizi alla collettività. Può anche darsi che il principio ispiratore del Patto costituisse un elemento positivo se riferito a Comuni spendaccioni e dalle mani bucate, che hanno solo accumulato debiti su debiti. Ma penalizzarli tutti per punire qualcuno, che davvero non ha rispettato alcuna regola di sana amministrazione, ha dell'incredibile.
Con questo cappio al collo, come si può ancora andare a sbandierare che per favorire la ripresa occorrerà puntare alle opere pubbliche? È vero che si parla di grandi opere, ma a Luserna, come a Pinerolo, Vigone, Torre Pellice o Barge aspettano soltanto il rifacimento del manto stradale sconnesso, la sostituzione di tetti in eternit di edifici pubblici, nuovi loculi, perché se non c'è pace per i vivi non c'è neppure un tetto per i morti!
Certo, non si tratta di grandi infrastrutture a livello nazionale, ma almeno potrebbero far vivere meglio gli abitanti di Pinerolo, Vigone, Torre Pellice o Barge. In periferia - leggasi i Comuni, ovviamente quelli virtuosi - hanno già tagliato tutto il possibile. Di più non possono fare, ne va della qualità della vita, giorno per giorno. Lo sa il presidente Monti?

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Paola Molino