«Pracatinat come una prigione»

I profughi chiedono lavoro e contatto umano

FENESTRELLE - I 150 ospiti africani del Centro di soggiorno di Pracatinat dovranno aspettare fino a luglio 2012, poi inizieranno i colloqui necessari alle richieste di asilo.
Un tempo lunghissimo. Un'attesa esasperante, mentre rimangono isolati sui monti della Val Chisone, dalla quale non vedono sbocco.
Martedì, con "L'Eco" in stampa, era in corso una riunione in Regione per decidere se i profughi rimarranno nell'ex-sanatorio dell'alta valle, o se saranno trasferiti. Ma certo il cammino per dare loro la possibilità di integrarsi sarà ancora lungo.
«Qui stiamo bene - assicurano loro -, ma Torino è troppo lontana e noi sappiamo fare tanti lavori ma non possiamo. Abbiamo bisogno di capire come funziona fuori, e di contatto umano». (approfondimenti nell'edizione in edicola)

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Paola Molino