L'imposta patrimoniale, un sacrificio accettabile

Favorire la crescita è la ricetta che viene suggerita da esperti, politici ed opinionisti italiani ed internazionali, per superare il periodo di crisi. L'economia di uno Stato cresce se si incrementano le esportazioni e se i consumi interni aumentano. Questi due elementi provocano una variazione positiva della produzione, a condizione che i maggiori consumi riguardino prodotti nazionali. L'aumento di lavoro genera nuova occupazione, con conseguente distribuzione di salari su un maggior numero di lavoratori, che diventano a loro volta consumatori di beni perché dispongono di nuovi mezzi finanziari. Si innesca così un circuito virtuoso che si autoalimenta. Quando i primi segni di ripresa si manifestano rinasce anche la speranza in tempi migliori e si ripristina un clima di fiducia nell'avvenire, che è anch'esso un elemento positivo per la crescita.
In questi primi nove mesi dell'anno le esportazioni sono aumentate di oltre il 16 per cento, recuperando quasi interamente i valori realizzati nel 2008. Questo significa che le imprese industriali sono riuscite, con innovazioni e razionalizzazioni, a migliorare la loro competitività internazionale. I consumi interni invece hanno continuato ad essere stagnanti. Le famiglie per far fronte alla crisi limitano i loro acquisti alle cose essenziali, perché sentono l'incertezza del momento. La disoccupazione non accenna a diminuire; i giovani sono i più colpiti e spesso vedono il loro futuro a tinte fosche.
Occorre avere il coraggio di forzare il destino e di agire rapidamente. Non sembra che il maxi emendamento dell'ultima ora risponda a questa necessità. Esso contiene alcuni provvedimenti cosiddetti strutturali, apprezzabili ed indispensabili. I loro effetti, però, si concretizzano nel medio termine, mentre occorrono interventi immediati i cui risultati si vedano già nel 2012. Stare fermi significa regredire, perché altri Paesi europei cercano con tutti i mezzi di riprendere il cammino della crescita.
Due le strade da percorrere:
- fornire maggiori mezzi finanziari alle persone e alle famiglie, in particolare a quelle meno abbienti, attraverso l'aumento delle pensioni minime, ora largamente al di sotto del limite di povertà, e riducendo il peso delle imposte sui redditi più bassi
- aiutare le imprese che creano nuovi posti di lavoro, perché l'incremento dell'occupazione significa maggiori retribuzioni disponibili per i consumi. Si parla da tempo della riduzione dell'Irap imposta che colpisce anche i salari.
Il circuito virtuoso che si innesca farà affluire maggiori imposte nelle casse dello Stato, ma non si può rischiare di aumentare il deficit del bilancio italiano e conseguentemente il già elevato debito pubblico. Occorre compensare queste maggiori spese e minori entrate ordinarie e quindi continuative con maggiori entrate o minori spese dello stesso tipo. Da tempo si parla di un'imposta patrimoniale ordinaria sui grandi patrimoni, di modesta entità, da abbinarsi all'imposta sui redditi, come esiste in altri Paesi, o di un aggiornamento del coefficiente di rivalutazione dei redditi catastali sui fabbricati, al fine di incrementare le entrate dei Comuni.
Speriamo che il nuovo Presidente del Consiglio sia in grado di inserire le necessarie misure forti perché o si accettano questi sacrifici, o si rischia un ulteriore peggioramento della situazione, con possibili conseguenti conflitti sociali. Credo che la maggioranza delle persone coinvolte sia disposta ad addossarsi questo ulteriore balzello a condizione che i mezzi così raccolti siano correttamente utilizzati, che vengano attuate quelle riduzioni dei costi della politica spesso dichiarati e rapidamente dimenticati e che si rafforzi la lotta all'evasione.�

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Paola Molino