Le Comunità montane senza casa: la Regione le abolisce

Opinabile, ma certamente legittima, l'indicazione della Regione Piemonte che vorrebbe abolire le Comunità montane, nell'ottica di un contenimento dei costi. Quel che invece non è affatto opinabile è l'insipienza regionale che non affronta contemporaneamente, alcuni problemi che sorgerebbero nel caso in cui le Comunità dovessero essere davvero soppresse.
I dipendenti, complessivamente, sono 450: forse che verrebbero licenziati? Certamente no. Verrebbero semplicemente ricollocati in altre istituzioni o enti locali accentrando conseguentemente servizi non su base territoriale.
Ma la questione più grave riguarda i servizi. Si parla di Unione di Comuni, sostitutivi delle Comunità. Ma l'indicazione è lasciata nel vago più assoluto. Come se la Regione, con il suo assessore competente, Maccanti, ed il suo presidente Cota, presentasse il titolo di un libro con, dentro, le pagine tutte intonse. È questo l'atteggiamento assunto finora dalla Regione. Lanciare una proposta senza dare risposte su quello che accadrebbe dopo.
Comprensibile che si voglia risparmiare, ma devono essere descritti e precisati tutti i meccanismi. Né si può infine dimenticare la specificità dei territori montani che comprendono tante piccole realtà e gli interventi, più sono frazionati, maggiori costi hanno. Altrimenti non lamentiamoci se poi si parlerà di ulteriore spopolamento delle montagne, perché chi ci vive deve sopportare più disagi che altrove. E quanto accaduto negli ultimi giorni, a causa del maltempo, ne è una riprova.
Certo, risparmiare si può, né è detto che tutti i Comuni, attualmente facenti parte delle Comunità, vi abbiano pienamente diritto. Ma si tratta di «dimensionamenti da valutare caso per caso», come sottolinea l'assessore provinciale alla Montagna, Balagna, attraverso un confronto con il territorio, non certo con l'imposizione.
E lascia perlomeno perplessi la dichiarazione di William Casoni (assessore regionale al Commercio) fatta sabato a mezzogiorno in occasione dell'inaugurazione di Tuttomele. Casoni ha detto testualmente: «Questa settimana vareremo un provvedimento per sciogliere le Comunità montane ed il personale ed i soldi che risparmieremo li daremo ai Comuni». Ma come e con quali strumenti?
Parlando ancora di risparmi, si potrebbe a tempi brevissimi perseguire un primo obiettivo. C'è stato un accorpamento di più Comunità in una sola, ma le sedi sono le stesse di prima. Diciamolo francamente. La grande Comunità del Pinerolese non può continuare ad avere tre sedi. Ne basterebbe una sola, vendendo quelle in sovrappiù, reinvestendo sul territorio quanto ottenuto dalle dismissioni. Più o meno nelle stesse condizioni sono le Comunità montane della Val Susa o della Valle Po. Importante è mantenere od ampliare i servizi in montagna, non le sedi, più o meno di rappresentanza.

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Paola Molino