Cattolici in politica: impegnati o rassegnati?

Non basta più la sola indignazione

È da tempo che molti cattolici, ormai dispersi sul piano politico, manifestano con toni forti, o con il silenzio delle parole, il profondo disagio che stiamo vivendo e che ogni giorno sembra crescere di intensità.
Certo, l’intervento del card. Bagnasco è stato sinora il più organico e forte di quelli che nell’ultimo anno egli ha fatto, interpretando le angosce e le paure che sta vivendo l’Italia, paese “disamorato di sé”.
Il suo è stato un riproporre accorato della “questione morale” che riguarda l’esemplarità negativa della condotta privata e pubblica di persone che ricoprono responsabilità e che si accompagna ad una crisi economica della quale l’esito è ancora incerto.
Ora è troppo comodo e giustificativo per se stessi, come stanno facendo alcuni politici, il dire che la prolusione del presidente dei vescovi italiani è solo una alta riflessione morale senza riferimento a persone, partiti, istituzioni. Essa, invece, è una attenta e verace analisi della situazione “qui ed ora” che tocca coloro che ci governano incominciando dal premier e tutti quelli che coltivano la politica nelle istituzioni democratiche rese sempre più deboli.
Così è un richiamo alla afonia di quei cattolici rassegnati e divenuti incapaci di offrire testimonianza e coerenza tra vita politica ed etica cristiana.
È stata persa quella capacità di stimolo, di critica, di confronto e di dibattito che animava la vita della Democrazia Cristiana, così alla cultura della mediazione si è contrapposta quella del numero. L’idolatria del potere ad ogni costo li ha sedotti.
Molti cattolici del Pdl e il suo capo manifestano un fanatismo irrazionale che tende a giustificare tutto, mentre i cattolici che hanno aderito al Partito democratico rivelano spesso la loro poca incidenza nelle scelte che sono chiamati a fare.
L’individualismo esasperato e possessivo ha preso il sopravvento sulla solidarietà e lo spirito comunitario, la permissività è divenuta l’unica legge morale, la sobrietà della vita ha ceduto il passo agli affari.
La classe politica a sua volta è entrata in un’area di disprezzo, perché, invece di ricercare in se stessa molti dei motivi degenerativi, li ribalta sulla società alla quale chiede rinunce e sacrifici, mentre tende a conservare a se stessa molti dei privilegi che via via si è data.
Ecco perché l’aria sta diventando irrespirabile.
L’abisso che si sta spalancando tra i palazzi del potere e la società civile è sotto gli occhi di tutti.
Quei politici che stanno dicendo che con questi interventi si sta delegittimando la politica, dovrebbero chiedersi se non sono essi, per primi, che ne contribuiscono.
Il Paese è così privo di slanci: occorre che qualcuno ridia la speranza e la Chiesa vuol fare la sua parte.
Serve un processo di cambiamento anche perché emergono fatti sempre più sconcertanti contrari alla morale non solo privata, ma anche pubblica.
Il card. Bagnasco ha colto tutto questo malessere e di fronte al “marcio” crescente, divulgato e quasi reso esemplare, invita le coscienze che si dicono cristianamente ispirate a chiudere questa tragica situazione ricercando vie nuove attraverso le quali far riprendere vigore e incisività a quel patrimonio di valori senza i quali non si trasforma una società decadente in una società aperta al futuro.
Niente, dunque, nostalgie per il passato; non ricerca di nuove alleanze, tanto meno il rilancio di un nuovo partito, ma una forte spinta culturale capace di imprimere un nuovo indirizzo alla vita democratica.
Si tratta di amalgamare forze che sono presenti e vive nel popolo cristiano raccolte in associazioni, cooperative, sindacati, volontariato per ricominciare a far politica in modo trasparente. Non si può fuggire dalle responsabilità.
Il mondo cattolico ha perduto l’unità politica che storicamente ha avuto un suo ruolo. Quel passato non ritorna più, anche perché l’oggi comprende sempre più realtà diverse tra loro con culture, esperienze, scelte di vita, forme associative e movimenti con una loro originalità.
C’è dunque da “purificare l’aria” e ridare ossigeno, forza e sostegno a quel laicato cattolico che esprime energie buone e forti rendendolo disponibile all’impegno in politica.
Il tempo della sola rassegnazione e dell’indignazione è finito.

Informazione al servizio della comunità e per essere comunità, da sempre questo è lo stile inconfondibile de L'Eco del Chisone: con l'emergenza Coronavirus, ora più che mai, lo sentiamo come un dovere non solo nei confronti dei nostri lettori, ma di tutti i cittadini. Perché solo insieme ce la faremo.
Paola Molino