Pinerolo ed il Risorgimento: abbiamo perso un pezzo di storia

Per il 150º dell'Unità d'Italia la città non ha saputo valorizzare il suo passato

Siamo a metà percorso con le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia con Torino nel ruolo, più che meritato, di protagonista assoluto.
Ma c'è chi è rimasto alla porta. È Pinerolo con la sua gloriosa storia di ieri, punto di riferimento per alcuni fatti che hanno caratterizzato gli anni del Risorgimento italiano nei suoi aspetti prevalentemente positivi ma anche negativi. D'altronde la storia va letta in tutte le sue sfaccettature e non la si può raccontare soltanto attraverso elementi trionfalistici che tendono a mettere in secondo piano fatti, anche dolorosi, realmente accaduti e provati.
Pinerolo è stata messa o si è messa da parte nel raccontare la sua "Cavalleria" pur essendo stata il fulcro di un corpo militare che ha segnato oltre un secolo ed uno stile, quello del capitano Caprilli.
In questi giorni a Torino grande e meritata festa per il raduno dei Carabinieri. Pinerolo ancora una volta è rimasta assente. Eppure proprio da Pinerolo, nel giugno del 1814, con il capitano reggente Luigi Prunotti, si è imbastita quella che poi è diventata l'Arma dei Carabinieri.
E non dimentichiamo infine - è l'aspetto tragico di un'epoca - che alle porte di Pinerolo, nel Forte di Fenestrelle, è stato perpetrato dal 1861 un dramma collettivo che ha coinvolto centinaia di deportati dal Sud, lì dimenticati, al freddo ed al gelo della fortezza. Diventando poi quel luogo il primo lager dell'Ottocento, come ha ricordato uno scrittore in un libro troppo dimenticato dagli storici. … (approfondimenti nell'edizione in edicola)

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Paola Molino