Pinerolo: Fondazione Poët, «Nonno Nini non avrebbe mai immaginato»

Gentile direttore,
sono una giornalista di Torino che ha seguito con molto interesse la vicenda della Fondazione Poët.
Oltre ad avere infatti una curiosità di tipo giornalistico, mi trovo anche in perfetto accordo con lo sdegno collettivo che incornicia tutta la questione.
Come è possibile che una Fondazione nata con l’obiettivo di destinare borse di studio ai giovani di Pinerolo e Roure meno abbienti, ma con tenace volontà di apprendere, si trovi ora in condizioni di privilegiare tutti fuorché i suoi destinatari originari?
Chi l’ha fondata, e promossa, Francesco Poët, che io e mio fratello Francesco chiamavamo familiarmente "Nonno Nini", di certo non avrebbe mai immaginato che i suoi sacrifici di giovane studente, impegnato fin dalle 5 del mattino in diverse attività per mantenere la famiglia e poter continuare i suoi studi al Politecnico di Torino, si sarebbero trasformati in elargizioni ai privati; in benefit assurdi che fanno vergognare non solo i familiari, che a Nini volevano bene e di cui condividevano ideali ed impegno, ma tutta la comunità pinerolese e rourese per la quali la Fondazione è stata un fiore all’occhiello.
Purtroppo, come si dice, tutto si supera, si dimentica e si reintegra nel vivere quotidiano: ma in tempi di crisi, soprattutto culturale e morale, oltre che economica, non crede che la veglia funebre alla Fondazione Poët rappresenti il vero fallimento di una filosofia di vita, antica, rigorosa, democratica, cioè quella di Nini?
Dimenticare non è possibile. … (approfondimenti nell'edizione in edicola)

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Paola Molino