L'acqua, un affare di tutti
Il problema di fondo, riferendoci al referendum sull'acqua, è sostanzialmente questo: se l'acqua viene considerata solo a livello di merce i privati tenderanno, inevitabilmente, a trarne un maggior profitto. Non si capisce altrimenti questo interesse a privatizzare un servizio a cui siamo costretti tutti ad attingere.
Quindi? Mantenere la gestione in mani pubbliche, ovviamente con garanzie gestionali, non trasformando il pubblico in carrozzoni con pesanti ricadute sui conti pubblici (quindi su di noi). Perché se il privato è in grado di trarre il massimo profitto da un servizio, almeno la gestione pubblica punti ad un profitto ragionevole, con ricadute su tutta la collettività e non solo su azionisti per i quali l'oro bianco costituirebbe solo una forma di rendita finanziaria.
Altrimenti il timore è la formazione di gruppi di interesse privati allineando - facendo lobby - le tariffe verso l'alto e, come accade per la benzina, si annullerebbe ogni forma di concorrenza e a perderci saremmo solo noi. … (approfondimenti nell'edizione in edicola)
Paola Molino