Gli ipocriti dell'indennità negata

Volontariato a tempo pieno, purché gratuito

Hanno ragione i vari presidenti di Comunità montane e gli amministratori di consorzi per servizi sociali. Sono tra i pochi, parlando di enti pubblici, costretti a lavorare gratis. La Finanziaria ha tagliato le indennità.
Che ci fossero indennità da ridurre, per risparmiare sui conti pubblici, poteva anche passare se solo questa misura fosse stata seguita, coerentemente, da un taglio generalizzato. Invece no. Piccoli tagli per i consiglieri regionali o i parlamentari; in Sicilia hanno decurtato le indennità di poche centinaia di euro (tanto, laggiù, gli "onorevoli" costano alle finanze pubbliche già 20mila euro al mese!).
Decurtati interamente i modesti compensi per i presidenti di cui si accennava prima. Ma i conti continuano a non tornare. L'unica conferma è l'ipocrisia di chi dice: tagliare agli altri ma mantenendo per sé emolumenti e privilegi. Così come è manifesta l'ipocrisia dei parlamentari che si battono contro il lavoro in nero quando molti di loro sono i primi a sfruttare il "nero" nei confronti dei portaborse.
Ognuno ha un contributo mensile di 3.700 euro per le spese relative ai rapporti tra eletti ed elettori ma ai portaborse la maggior parte dei parlamentari italiani versa solo una piccola fetta di questo rimborso, trattenendo la differenza e senza preoccuparsi di regolarizzare il rapporto di lavoro. Così qualcuno è finito davanti ai giudici. Questi contributi ai parlamentari costano quasi trenta milioni all'anno allo Stato.
Che senso ha dunque privare i volontari del "tempo pieno", presidenti di Comunità montane o di associazioni tra Comuni di piccoli, modesti rimborsi di 500-1.000 euro al mese?�

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Paola Molino