Ripensare le scelte di un mercato senza regole

Mentre il Parlamento – circondato da una piazza sempre più arrabbiata con la politica - affonda nel fango il Governo, dopo avere concentrato tutte le sue energie su un progetto di riforma della giustizia pensata per sottrarre il premier al “contropotere” della Magistratura, incomincia a comprendere che – comunque si concluda la guerra civile che sta insanguinando la Libia – l’Italia registrerà una sconfitta.
E non si tratta solo delle migliaia di giovani tunisini che invadono Lampedusa: di fronte a quella che sembra l’avanguardia di una migrazione biblica, il Paese appare allo sfascio: le Regioni governate dalla destra, al Sud come al Nord, guidano la rivolta contro il programma del Governo centrale. Se queste sono prove di federalismo, cosa ci riserva il futuro? Basta imprecare contro un’Europa che appare sorda verso l’Italia? In realtà il riflusso nazionalistico dell’Europa è anche il frutto di una concezione "leghista" che si sta diffondendo in molti Paesi del vecchio continente: ognuno padrone a casa sua. Chi semina vento, raccoglie tempesta.
D’altra parte, se allarghiamo la riflessione sulla globalizzazione, dobbiamo riconoscere che l’economia italiana fatica ad imboccare la via della ripresa ed appare segnata da una crescente pressione fiscale, da una sempre più significativa evasione fiscale, da una tendenza a crescere del debito pubblico. Di questo i ministri non parlano, ma negli ultimi giorni Tremonti ha riconosciuto che "per come è messo il mondo" anche l’Italia dovrà ripensare le scelte fatte all’insegna del liberismo e di un mercato senza regole. Per difendere le imprese italiane dall’aggressività delle multinazionali «dovremmo rimettere in piedi ciò che le privatizzazioni hanno distrutto», cioè strumenti come «la grande Iri» e «la vecchia Mediobanca». Non si tratta – precisa Tremonti - di una provocazione e neppure di nostalgia del passato. Ma del riconoscimento che per reggere alla competizione di colossi come la Cina e l’India, ed anche delle imprese francesi (cfr. Parmalat), sono necessari strumenti che l’Italia non ha. Questa riflessione del ministro dell’Economia, che resta silenzioso sulla questione giustizia, costringerà a ridiscutere le strategie di Berlusconi e della Lega. 
Torna così a delinearsi il tema delle elezioni anticipate, necessarie - secondo Montezemolo - per cambiare una classe politica che si è dimostrata incapace di governare. In realtà la maggioranza pensa di avere i voti necessari per l’approvazione di tutte le proposte di legge, partendo da quella sul processo breve, e si dichiara pronta, se necessario, a mobilitare la piazza; ma le opposizioni sono convinte che il conglomerato di destra si stia sgretolando. Tuttavia, se si votasse prima dell'interruzione estiva, quale strategia elettorale metterebbe in campo un rassemblement che per battere la destra dovrebbe estendersi da Vendola a Fini? Tra due mesi, in qualunque modo vadano le cose, quasi un quinto degli italiani sarà chiamato alle urne per l’elezione dei sindaci. Il Pdl appare disorientato e sta subendo le imposizioni della Lega, ma anche il Pd appare incerto. Alcuni puntano sull’intransigenza, convinti che si debba contrastare fino in fondo l’anima reazionaria del berlusconismo; altri sostengono che bisogna restare nel Parlamento. Ma intanto mobilitano la piazza  - insieme al popolo viola - e tornano a chiedere le dimissioni di Berlusconi. Anche perché si ha l’impressione che a destra si stia aprendo la sfida per la successione alla leadership.�

Informazione al servizio della comunità e per essere comunità, da sempre questo è lo stile inconfondibile de L'Eco del Chisone: con l'emergenza Coronavirus, ora più che mai, lo sentiamo come un dovere non solo nei confronti dei nostri lettori, ma di tutti i cittadini. Perché solo insieme ce la faremo.
Paola Molino