Immigrazione, oltre la paura

Storie di integrazione e legalità dal territorio

L'emergenza nasce quando non si è preparati a gestire, a governare con competenza e umanità un problema. O quando si vuole trasformare un problema reale in mina vagante. L'ondata di sbarchi provenienti dalla Tunisia sembra esserne una prova evidente. Tendopoli sotto il sole e in mezzo al nulla, condizioni igieniche immaginabili solamente in un lager, file interminabili di uomini a cui vengono requisiti lacci e cinture, caos e incertezza sulla strategia da prendere, non sono le soluzioni che un Paese civile deve mettere in campo.
Eppure avremmo già dovuto sviluppare competenze. Nel lontano 1991 l'immigrazione sulle nostre coste proveniente dall'Albania aveva numeri decisamente più grandi: almeno 45.000 solo con la prima ondata. Oggi sono circa 400.000 in Italia. Cioè 400.000 persone con storie diverse, per lo più di integrazione e legalità. All'interno del giornale ve ne raccontiamo alcune, emblematiche. Le cronache degli sbarchi invece trasformano donne e uomini alla ricerca di una vita migliore in una massa minacciosa indefinita. Di cui aver paura, sempre e comunque.
Ora la politica ci dice che è possibile dare agli immigrati permessi di soggiorno temporanei, della validità di un anno, così da permettere loro di circolare liberamente in quella parte di Europa che aderisce al trattato di Schengen. Un permesso cioè che li tolga dalla condizione di clandestini giusto il tempo per andare da un'altra parte, oltre confine. Si sposta il problema solo un po' più in là. Il gioco dell'oca continua…� (approfondimenti nell'edizione in edicola)

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Paola Molino