Silvio Pellico: figlio del droghiere

L'infanzia a Pinerolo

Nato a Saluzzo nel 1789, nel 1792 Silvio Pellico con la famiglia si trasferì in piazza S. Donato, come ci ricorda una targa marmorea.
La madre, Maria Margherita Tournier veniva da Chambèry, in Savoia, il padre, commerciante, rilevò una drogheria sotto i portici della piazza. Lui e il socio sono ricordati come "fondichieri e cerai", vendevano cera, candele, e poi caffè e zucchero, che allora stavano entrando nelle abitudini dei piemontesi.
Silvio e il fratello Luigi, di un anno più grande, amavano allestire degli spettacoli per gli altri ragazzi e recitare per loro, nei cortili di Pinerolo. Il padre li portava alle riunioni di qualche accademia letteraria e scriveva per le loro recite brevi testi poetici e commediole.
Nacque così nel bambino la passione per la letteratura. A Pinerolo Pellico ricevette la Prima comunione e la Cresima, prima che nel 1799 la famiglia dovesse emigrare di nuovo, verso Torino, in seguito ai sempre più duri scontri tra francesi e austriaci: il 12 settembre 1798 erano entrati in una Pinerolo affamata 45mila soldati di Napoleone e il 5 giugno 1799 arrivarono anche gli austriaci, che cacciarono i francesi in nome del re di Sardegna e dell’imperatore asburgico.
Finiva così la permanenza di Silvio Pellico a Pinerolo e cominciavano le sue più note traversie. Lo scrittore ricorderà il Pinerolese nella cantica Tancreda e in alcuni versi di Rosilde, insieme con la natia Saluzzo: «A me ritornin l’ore / di miei gioie infantili – o di Saluzzo / nell’amato che prima aere spirai, / o sui fragranti colli onde di fiori / e lini d’acque Pinerolo è lieta».

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Paola Molino