Anche San Nicola è festa nazionale

17 marzo: questo è il mio Paese

Neppure più una festa riesce ad unirci. Attorno al 17 marzo - per i 150 anni dell'Unità d'Italia - ne abbiamo sentite di tutti i colori. A parte gli "austriaci" dell'Alto Adige (gli stessi che tengono per sé un sacco di quattrini mentre le altre Regioni devono lesinare soldi dallo Stato), ci sono poi frange di leghisti secessionisti a cui si sono aggiunti esponenti della Confindustria. Questi ultimi hanno sostenuto: con l'aria che tira si perde un giorno di lavoro, tutto a discapito del Pil. Ma sono storie, perché, guarda caso, nel 2011 si dovrebbe già recuperare qualcosa del Pil. Infatti il 1º Maggio ed il 2 giugno cadono di domenica (festività, comunque, che vengono pagate). Poi, se vogliamo proprio parlare di caduta del Pil (il valore della produzione) anche S. Nicola a Vigone o S. Donato a Pinerolo - essendo feste patronali e quindi giorno di vacanza - farebbero precipitare la produzione per le aziende ed attività dei due Comuni!
Il problema di fondo è un altro e non si tratta soltanto di accoglienza turistica a Torino che attende migliaia di visitatori, come ha detto il presidente della Provincia, Saitta, in una telefonata a Bersani, affinché il Pd sostenesse convinto la festa nazionale poi confermata. C'è in atto un tentativo, in un momento di forti divisioni politiche ed istituzionali, di sottolineare un valore troppo spesso dimenticato: «Rafforzare il senso di unità nazionale che vada al di là delle differenze politiche, sociali e geografiche». Sappiamo tutti che queste differenze ci sono. Ma la festa, per tutti, è anche un invito ad abbassare i toni, ricordare il significato di una storia ultracentenaria, che ha unito pur tra mille difficoltà e rancori.
E l'ha detto bene un giovane su un blog: «Dobbiamo festeggiare, nonostante tutto, perché, come dicono gli inglesi, giusto o sbagliato questo è il mio Paese».

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Paola Molino