Per i Comuni l’illusione del cemento in periferia

La domanda ricorrente è questa: è opportuno che città a paesi continuino ad estendersi in periferia invece di tentare la strada del recupero dell’esistente o l’edificazione di aree ancora disponibili prossime al centro?
La scelta di ampliare a macchia d’olio il tessuto urbano risponde spesso ad una esigenza di pronta cassa da parte dei Comuni. Ci sono in gioco oneri a cui altrimenti dovrebbero rinunciarvi, almeno in parte. Solo che a fronte di incassi più o meno immediati, corrisponde poi negli anni - praticamente per sempre - il costo del mantenimento di opere pubbliche relative ad aree di nuovi insediamenti edilizi. Sarà la pubblica illuminazione, sarà per l’asfaltatura di strade ma spesso è accaduto che sono state realizzate opere pubbliche di ben maggiore consistenza e con pesanti ricadute sul bilancio comunale.
Così, anche per questi motivi, molti Comuni si trovano in uno stato di sofferenza di bilancio. Ognuno si ingegna a modo suo, chi aumentando il costo delle "zone blu", chi intensificando la politica delle ammende, soprattutto quelle più facili, legate alla sosta più che alla circolazione stradale.
In tanti hanno sbagliato i calcoli. Forse nell’illusione che tanto cemento in periferia avrebbe costituito una risorsa per l’economia locale. Con le conseguenze che vediamo oggi.
Fate un giro in alcuni Comuni nel Pinerolese, Pinerolo compresa. Centri parzialmente rimessi in ordine accanto ad abitazioni più o meno fatiscenti, quasi in stato di abbandono.
Avanti di questo passo tra vent’anni avremo anche ordinate periferie ma con aree, tra le più centrali, in condizioni di maggiore degrado.
Penso alla Pinerolo degli Anni '60. Ci fu un’espansione rapida, e spesso disordinata, legata anche alla necessità di creare rapidamente abitazioni conseguenti al boom economico ed all’ondata di immigrazione. Ci fu un’espulsione di popolazione dalle zone centrali alle nuove periferie (che oggi sono invece considerate centrali o quasi) e fu necessario attendere un ventennio per rimettere in sesto, almeno parzialmente, centro storico e dintorni che erano stati completamente dimenticati.
Vogliamo di ripetere gli stessi errori di 40-50 anni fa?
O non sarebbe meglio stoppare almeno momentaneamente la crescita periferica di città e Comuni per un’attenta e ragionata verifica su costi e benefici? Perché i costi saranno certi quasi in eterno e i benefici estremamente aleatori.

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Paola Molino