Il nodo da sciogliere è la riforma elettorale

Una società bloccata

Il Rubygate da cui ha ripreso forza lo scontro tra Berlusconi e la magistratura, il referendum sul futuro della Fiat che ha diviso i sindacati, la contesa sul federalismo fiscale rilanciata dal contrasto di interessi tra Comuni e Regioni: sono questioni che mettono in evidenza le ragioni più profonde della crisi. Viviamo in una società sempre più divisa, "ma anche" sempre più bloccata. Nell’ultima settimana Benedetto XVI ha preso la parola per esortare gli italiani a riflettere sul crescente degrado morale che sta per travolgere le istituzioni. E tuttavia si ha l’impressione che, se tornassimo a votare, gli elettori confermerebbero gli orientamenti del passato: i due maggiori partiti raccoglierebbero il  consenso che i sondaggi hanno loro attribuito nel 2010: circa il 30 per cento al Pdl, cui si dovrebbero aggiungere i voti della Lega; circa il 25 per cento al Pd, ancora alla ricerca di alleati che gli permettano di vincere la sfida. In questa situazione di stallo, il disagio sociale e politico riguarda soprattutto l’area moderata; ed in particolare ai cattolici, prevalenti in quest’area, sono rivolte le parole della Cei sulla necessità di un più stretto rapporto tra la moralità dei comportamenti privati e l’azione politica. I commentatori ritengono che il rimprovero implicito nel discorso del Papa e nel documento della Conferenza episcopale riguardi soprattutto i comportamenti del Cavaliere. Tuttavia fino a quando non si delineerà un'"alternativa" che sciolga ogni dubbio sui "valori" cui fa riferimento il progetto del Pd, il disagio del mondo cattolico alimenterà soprattutto il "polo del rifiuto": una parte importante dei cattolici resta al bivio tra l’astensione ed il voto a destra, "turandosi il naso".
Neppure dall’assemblea "MoDem" del Lingotto è venuta una proposta davvero convincente, anche se Michele Salvati, il più autorevole tra i consiglieri di Veltroni, sostiene che il progetto presentato al Lingotto è più liberaldemocratico che socialdemocratico. L’invito di Veltroni a lasciarsi alle spalle il Novecento, non ha sciolto tutti i nodi. Anche perché il "Novecento", il secolo dei totalitarismi, del nazifascismo e del comunismo, è stato caratterizzato in Italia dalla Costituzione repubblicana e si è concluso in Europa con la vittoria della democrazia. L’avvio del nuovo secolo è tutt’altro che rassicurante, anche per il federalismo europeo. D’altra parte, cosa significa l’appello ad una grande alleanza (tutti “contro” Berlusconi) se non il riconoscimento che la sinistra, per realizzare un progetto di rinnovamento, deve andare oltre il modello dell’Unione, naufragato insieme al sogno di Prodi, ma anche oltre il sogno della “vocazione maggioritaria” che ha caratterizzato il Lingotto “uno”, quando Walter ereditò da Romano la leadership del Pd? Non è difficile prevedere che la proposta di un'alleanza elettorale estesa a Vendola ed a Fini, incontrerà nei prossimi giorni le stesse obiezioni sollevate dal Terzo polo e dalla sinistra radicale nei confronti della mano tesa di Bersani. Almeno fino a quando la strategia che dovrebbe attrarre le altre forze politiche, sembrerà reggersi sulla "centralità" del Pd, e gli altri partiti saranno considerati "compagni di strada". Fino a quando, cioè, non sarà chiaro che l’approdo al dopo Berlusconi è "plurale", il blocco Pdl/Lega partirà favorito. E le dimissioni di Berlusconi - tutt’altro che scontate - potrebbero addirittura aprire le porte al progetto di una nuova destra alleata con il terzo polo: a questa ipotesi, con la premiership di Tremonti, sembra pensare la presidente della Confindustria, ed a qualcosa di simile pensa Casini, leader dei centristi.
Per sciogliere questo nodo bisogna affrontare la questione della riforma elettorale, che è restata nell’ombra anche al Lingotto "due". E in queste condizioni le scelte dei Democratici, come dei loro possibili alleati, dipenderanno soprattutto dall’incognita delle circostanze e del tempo in cui si svolgeranno le elezioni.

Informazione al servizio della comunità e per essere comunità, da sempre questo è lo stile inconfondibile de L'Eco del Chisone: con l'emergenza Coronavirus, ora più che mai, lo sentiamo come un dovere non solo nei confronti dei nostri lettori, ma di tutti i cittadini. Perché solo insieme ce la faremo.
Paola Molino