I dipendenti della Fiat dopo il referendum di Mirafiori

Il peso della storia si misurava a tonnellate, sulle spalle degli operai di Mirafiori, venerdì 14. Chiamati ad uno ad uno, nel vuoto della politica, ad una responsabilità immane: decretare con un sì o con un no il destino delle storiche carrozzerie e la salvezza del proprio stesso lavoro.
«Gli operai della Fiat sono uomini in carne e ossa». «Erano completamente isolati dalla nazione, immersi in un ambiente generale di stanchezza, di indifferenza, di ostilità, eppure hanno resistito». Lo scriveva Antonio Gramsci nel 1921 (passo riportato sabato da Liberazione) al rientro in fabbrica degli operai Fiat e Michelin dopo un mese di agitazione. «Sapevano di lottare non solo per sé (…) ma per tutta la classe operaia italiana».
Anche lunedì 17 i primi operai di Mirafiori sono rientrati, dopo il referendum. In Val Chisone, i pochi che non erano in cassa integrazione, sono saliti sul pullman che parte da Perosa. (approfondimenti nell'edizione in edicola)

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Paola Molino