Difficile programmare con le incertezze regionali

I Comuni sono spesso condizionati dalle scelte regionali. Scelte che poi vengono parzialmente modificate ed all'incertezza iniziale segue altra incertezza. Alla fine si creano situazioni di frizioni come non bastassero già i problemi di ordinaria amministrazione che, di fronte a tagli governativi e regionali, diventano - per Comuni e consorzi - quasi un dramma.
Poi ci sono gli enti, definiamoli così, "secondari". Abituati, bene o male (tutto dipende dai punti di vista) ai contributi regionali un po' troppo a pioggia, oggi non sanno più cosa fare. Questo riguarda associazioni, Pro loco, enti vari che operano nelle piccole realtà locali.
Una direttiva precisa in merito non esiste. C'è la volontà, come ha detto il presidente della Regione Cota, di fare in modo che la Regione non sia più «una struttura che promuove attività su tutto l'universo concedendo favori o distribuendo prebende in modo più o meno assistenziale». Ma quali sarebbero le prebende più o meno assistenziali? La chiarezza imporrebbe di chiamare le cose con il loro nome e sapere a questo punto cosa possono ancora aspettarsi dalla Regione i Comuni, i consorzi e gli enti minori territoriali.
Due settimane fa un consorzio, come quello di Pracatinat, sembrava sull'orlo del collasso. L'on. Merlo fu funesto nella sua dichiarazione di protesta: «Ora Pracatinat può chiudere». Certo, mancando gli oltre 568mila euro del contributo regionale, così, di punto in bianco, la società consortile sarebbe stata in gravi difficoltà. Poi si è rimediata una soluzione di compromesso: invece di 568mila euro, ne arriveranno 400mila di contributo. Dalla chiusura ipotetica si passa ora alla ricerca di un equilibrio di bilancio per garantire le principali attività dell'ente. Ma è una soluzione tampone per il 2011 oppure è una scelta che la Regione confermerà anche per gli anni successivi? Certo, Pracatinat può anche organizzarsi per una diversa gestione del centro, ma i cambiamenti non si fanno in pochi giorni, né in pochi mesi. Più o meno quel che si paventava per le scuole in montagna; poi sono arrivati i soldi e le preoccupazioni sono in gran parte rientrate.
È ora che la Regione si dia una regolata. Altrimenti chi riuscirà ancora a programmare qualcosa che duri nel tempo?
Così come per gli ospedali. Ora si tende a centralizzare le direzioni - cosa diversa dalle Asl - ma siamo convinti che grandi centri decisionali da una parte faranno risparmiare soldi alla Regione garantendo gli stessi standard organizzativi? Se Pinerolo deve passare sotto le "forche caudine" di una direzione del S. Luigi di Orbassano, che comprenderebbe anche il Mauriziano (in un secondo tempo) ed altri ospedali della provincia, è davvero convinto Cota che sia questa la rivoluzione giusta? O è meglio graduare nel tempo gli accorpamenti, solo dopo aver fatto quattro conti?
Ci ha mai detto la Regione Piemonte cosa si è risparmiato con l'accorpamento delle Asl volute dalla precedente gestione Bresso, che aveva anche suscitato le critiche di coloro che oggi invece sono favorevoli all'accorpamento delle aziende ospedaliere?
Di fronte a risposte precise e non tentennanti la Giunta Cota potrebbe anche avere ragione. Ma documentando - dati alla mano - i risultati gestionali della sanità. Non solo rivoluzioni a occhi chiusi non sapendo mai cosa ci riserverà il futuro.

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Paola Molino