L'incognita del terzo polo

Crisi politica

Secondo i giornali stranieri, Berlusconi ha imboccato "il viale del tramonto". I sondaggi gli attribuiscono un consenso personale in forte caduta. Berlusconi appare assediato anche da chi lo ha sostenuto: il mondo cattolico è convinto che un politico deve essere un esempio di moralità anche nella vita privata, la presidente della Confindustria accusa il Governo da lui guidato di immobilismo, Fini ha preso le distanze dal premier e l’opposizione chiede le dimissioni del Governo.
Il futuro del Cavaliere dipende sempre più da Bossi, che tuttavia ritiene inevitabili le elezioni.
Quanto può durare questa situazione? La maggior parte dei commentatori dà per scontate le elezioni a primavera, e già si aprono le scommesse sulle candidature alla premiership: Montezemolo o Pisanu, Tremonti o Monti?
E tuttavia, concludendo la riunione della Direzione nazionale del Popolo della libertà, Berlusconi si è detto vittima di una congiura ed ha messo Fini con le spalle al muro, dimostrando che è sbagliato sottovalutare la sua capacità di sedurre i telespettatori e di parlare "alla pancia" del paese. «In questo mese - ha dichiarato con evidente riferimento alla polemica sulle feste notturne che si sono svolte nelle sue residenze - non è cambiato nulla. Se Fini fa cadere il Governo, si va alle elezioni anticipate. E sbaglia la sinistra se pensa di appoggiarsi a Futuro e libertà: il Pd è ormai in un declino inarrestabile, e niente lo salverà da questo destino».
In realtà, la decisione che traspare dalle parole del Cavaliere fa riferimento a previsioni di voto che sorprendono solo chi ha dimenticato che la crisi del Governo comporta la crisi del bipolarismo. Continua a crescere il numero degli elettori che aderisce al “partito dell’astensione”, ed il Partito democratico sembra incapace di trarre vantaggio dal declino del berlusconismo, poiché mentre a sinistra cresce il numero di chi, deluso dalle incertezze del Pd, si rifugia nel “non voto”, a destra i delusi di Berlusconi possono votare in altro modo, restando comunque a destra. Gli elettori del Nord possono votare per la Lega, gli elettori del mezzogiorno potranno votare per Forza Sud, un soggetto non a caso messo in campo in Sicilia per fare concorrenza al Movimento autonomista guidato da Lombardo.
A destra potrebbe cambiare l’ordine dei fattori, ma la consistenza elettorale cambierà di poco. Si spiega così perché scende il consenso della gente per Berlusconi, ma la coalizione di centro-destra potrebbe ancora vincere la sfida elettorale. Anche se sull’esito delle elezioni pendono l’incognita del “terzo polo” e quella dei “futuristi”…
E la sinistra? Una sinistra alla ricerca della buona politica ed impegnata ad un progetto che ridia speranza al Paese, rischia di dividersi sul tema della “rottamazione” del gruppo dirigente del partito. Se questa restasse la questione centrale, si dovrebbe riconoscere che il Pd non è ancora in grado di organizzare l’alternativa al berlusconismo.
In realtà l’on. Bersani, dopo aver indicato nella democrazia, nel lavoro e nella solidarietà i punti sui quali concentrare l’impegno dei democratici, ha sfidato Fini ed i suoi colonnelli a passare dalle parole ai fatti, e nell’attesa di una risposta convincente ha annunciato che mobiliterà la piazza, per dare la spallata decisiva al Governo.
Qualcosa si muove? Dalla Convention futurista in Umbria Fini ha finalmente invitato Berlusconi a dimettersi per rendere possibile una profonda correzione del programma e della alleanza di governo, facendo tuttavia comprendere quanto è profondo il contrasto tra Futuro e libertà e la Lega. Il cerino dovrebbe passare nelle mani di Berlusconi… Ma a questo punto siamo alla farsa: il presidente del Consiglio invita il Presidente della Camera a portare il dibattito in Parlamento, cerca cioè di restituirgli il cerino prima che si spenga.
Cresce il solco che divide il Paese dalla politica. Crescono i pericoli per la democrazia.

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Paola Molino