Cavour, che fenomeno

Tuttomele è tradizione, come mangiare il panettone a Natale

CAVOUR - Tuttomele alza il sipario ed è la "solita" invasione (di mele e folla) ai piedi della Rocca. Il "Sistema Cavour" si è rimesso in marcia. Anzi, non si è mai fermato. Dalle ultime manifestazioni dell'estate, culminate con la festa di Babano (e quintali da record di costine sulla brace!) e la GustaCavour, ora Tuttomele arriva come il "cacio sui maccheroni" per un'economia che non conosce crisi, che sa rigenerarsi ad ogni stagione e trovare nuovi slanci, grazie alla vocazione turistica dei cavouresi, alla loro imprenditoria agricola e alla zootecnia d'eccellenza e all'enogastronomia celebrata da feste e sagre; ma anche in virtù di un associazionismo pulsante, tanto volontariato che fa capo alla Pro loco più attiva d'Italia (va riconosciuto), commercianti intelligenti, un patrimonio immobiliare che fa del centro di Cavour una bomboniera, curatissime cascine in periferia, il fascino della Rocca… L'elenco di potenzialità cavouresi è lungo. Qual è, però, la chiave di volta di questo "sistema" che, in 30 anni, è passato attraverso Amministrazioni diverse (e spesso anche divisioni politiche e un commissariamento), ma non ha mai perso energia e smalto in centinaia di manifestazioni?
Conti e statistiche portano lì, alla "cultura del cibo".
A Cavour si mangia e si fa festa a tavola. Sempre.
Qui c'è la concentrazione più alta di ristoranti e agriturismi (dieci) e di macellerie d'eccellenza. Le piazze, ai piedi della Rocca, sono sempre "imbandite" per qualunque occasione (dalla festa frazionale alla Notte bianca), e tutto si lega indissolubilmente al piacere del "mangiare bene" e ad un'enogastronomia d'eccellenza.
Tuttomele - motore di una "flotta" di eventi partita negli Anni '80 - apre il mese di novembre come il Capodanno dei cavouresi, celebrando la buona cucina d'una volta con l'allegria della convivialità di cui abbiamo così tanto bisogno (in un tempo in cui tutto corre troppo veloce). E fa da volano per gli altri 11 mesi di eventi all'anno, con la gente che arriva da tutte le parti per "assaggiare" cose buone. Così, il richiamo di Tuttomele diventa tradizione: è come mangiare il panettone a Natale o l'uovo di cioccolato a Pasqua.
Ezio Giai del Museo del gusto di Frossasco: «Cavour, con una Pro loco formidabile e con gente attiva che lavora senza risparmiarsi, è andato avanti alla grande. In un paese, sicuramente, è più facile collaborare, anche con la lungimiranza dei sindaci che si sono susseguiti. Poi, i cavouresi sono stati bravi a sviluppare un mercato attorno alla mela e alla carne, molto prima che le Olimpiadi ci insegnassero a credere nelle potenzialità dei nostri territori».
Michele Fassinotti, dirigente Ufficio stampa Provincia di Torino: «Ho conosciuto Cavour ed il suo Tuttomele nel 1990, durante un'intervista a Nanni Vignolo. Fui immediatamente contagiato dal suo entusiasmo». Punto di forza di Cavour? «La capacità degli organizzatori di coniugare l'agricoltura (con i convegni tecnici, di cui era protagonista l'indimenticato Piero Latino) e il turismo, il cibo e lo sport, il commercio con la vendita diretta della frutta prodotta». Fassinotti non ha dubbi: «A Cavour la fantasia, l'inventiva non mancano certo e vengono messe al servizio di un'economia locale diversificata in settori e filiere che riescono a convivere e a rafforzarsi reciprocamente. Qui si è imparato a fare sistema, con una mentalità che solo le Olimpiadi sono riuscite (un po' a forza) a far "digerire" ai torinesi ed ai cittadini delle vallate olimpiche».
Pietro Maria Toselli, direttore di Telecupole: «Tuttomele incarna la kermesse tipica in grado di raccontare l'agricoltura e il territorio circostanti con semplicità e autorevolezza, di far parlare tramite i suoi prodotti il nostro Piemonte».
Riccardo Cordero, sindaco di Campiglione: «Essere vicini di casa dei cavouresi ha i suoi aspetti positivi: tutte le manifestazioni, infatti, hanno una ricaduta importante sul territorio che viene tempestivamente coinvolto». È d'accordo anche Riccardo Chiabrando, presidente provinciale Coldiretti: «A Cavour vince il carattere solidale di una comunità che non conosce l'invidia. Qui, non si teme che l'erba del vicino sia la migliore, ma si collabora e ci si attiva per essere sempre più competitivi. I cavouresi hanno capito che il successo del paese può solo avere benefici per tutti, mentre valorizzano un settore agricolo che tira per davvero e non conosce crisi».

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Paola Molino