La mustardela è buona ma mancano le fabbriche

Lo sviluppo del Pinerolese

Davvero buona la mustardela che si produce nel Pinerolese. E com'è naturale il miele che si raccoglie in valle. Delizioso il formaggio di capra e quelle belle "tome" che si acquistano nelle bergerie che si affacciano su pianori ai duemila metri di altezza con un panorama che dà un senso di pace. Nei parchi volteggia la poiana e lungo i sentieri senti il vociare allegro di qualche bambino a piedi, altri in mtb e, più in là, sullo sterrato, il lento o veloce transito di motociclisti. Molti arrivano anche dall'estero. Si sa, alcune nostre strade montane sono sui cataloghi internazionali.
In definitiva: un'esplosione turistica nei giorni dedicati alle vacanze che più o meno coinvolgono metà della popolazione.
Ma, retorica a parte, quanto vale il turismo nell'economia del Pinerolese? Ancora poco, né dobbiamo farci grosse illusioni.
Il turismo - che pure occorre sempre incentivare, migliorandone l'offerta, con iniziative mirate - quarant'anni fa era un settore di nicchia ed anche oggi resta una nicchia (né le Olimpiadi hanno poi lasciato un grande segno). Non gettiamo via nulla in periodi di magra come quelli che stiamo attraversando, ma con sufficiente realismo dobbiamo renderci conto che è sempre la "fabbrica" l'asse portante dello sviluppo economico di un territorio come quello pinerolese. La fabbrica o l'impresa che crea occupazione, che mette in moto l'indotto perché oggi come ieri «il turismo ed il tempo libero, che pure garantiscono alcuni posti di lavoro, non bastano a sostenere l'economia del territorio, perché non siamo né la Toscana, né Alassio». E questo lo si diceva già anni fa nel corso di un convegno della Cisl sulle strategie di sviluppo del Pinerolese.
La situazione, ce ne siamo accorti tutti, non è mutata affatto. Ma quante iniziative sono state assunte in questi anni per sopperire al progressivo depauperamento di posti di lavoro nelle imprese manifatturiere e no?
Latitano iniziative per identificare una o due zone di sviluppo manifatturiero sul territorio. Se un'azienda dovesse insediarsi a Pinerolo o Volvera dove localizzarla se poi non si è in grado di fornire aree attrezzate e sufficientemente organizzate?
Gli Stati generali (uno strumento per dare opportunità al territorio coinvolgendo le realtà sociali ed economiche) certo non sono un toccasana ma almeno obbligano istituzioni e privati a scoprire o riscoprire una vocazione di sviluppo e di crescita che coinvolga tutti i settori: dall'agricoltura al turismo, dal commercio e terziario avanzato al settore manifatturiero che, almeno in linea teorica, garantisce la maggiore occupazione.
Ricordo il titolo di un articolo di sei anni fa pubblicato proprio su queste colonne de "L'Eco": "Non ci salveremo con il turismo ed i capannoni vuoti". Il titolo è sempre attuale.
L'augurio è di voltare pagina.

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Paola Molino