Su quali spinte la "febbre politica" dei giovani?

Nel panorama politico locale il fenomeno più nuovo e interessante degli ultimi tempi è la nascita del gruppo dei Giovani padani nei Comuni della Valle Po e Infernotto, in particolare a Barge e Bagnolo.In realtà i Giovani padani non sono una novità, almeno a livello nazionale e tanto meno nei Comuni tradizionalmente "padani" come la Lombardia e il Veneto. Da queste parti sono nati sull’onda dei risultati che la Lega ha ottenuto alle ultime elezioni regionali, ma il fenomeno è stato così rapido e incisivo da aver attirato l’attenzione dell’opinione pubblica.
Così come per la Lega anche tra i giovani si deve fare distinzione tra militanti (alcune decine) e simpatizzanti che sono invece molti di più e spesso minorenni, addirittura si contano adesioni tra ragazzini che frequentano le scuole medie. La piazza che frequentano non è quella dei "gazebo" – che pure non disdegnano – ma è in primis la piazza virtuale: Facebook. E siccome è il mezzo a determinare il linguaggio, va da sé che i Giovani padani usino un linguaggio anti-politico molto simile a quello delle partigianerie calcistiche. Un misto, cioè, di tifo sfegatato che si appoggia sulla denigrazione dell’"avversario" o comunque dell’altro, e di desiderio di appartenenza al gruppo, costruita sul coinvolgimento emotivo (più che su un piano ideale) e ottenuto con uno stile colloquiale e confidenziale.
Non sappiamo se i Giovani padani (che ci auguriamo non essere tutti come il giovane "trota", figlio di Bossi) sapranno sopravvivere a se stessi e crescere, tuttavia questa inedita "febbre politica" che ha contagiato tanti giovani adolescenti ci deve far riflettere.
Il rapporto con le giovani generazioni è da sempre oggetto di discussione all’interno delle organizzazioni politiche. Il futuro di un partito è strettamente legato alla sua capacità di attrarre, formare e organizzare le nuove generazioni. E per farlo deve sapersi aprire a temi vicini ai giovani, cogliendone le istanze, usando un linguaggio che non allontani e allo stesso tempo che non scimmiotti registri giovanilistici.
Ma guardando alle liste dei candidati e poi all’elenco degli eletti delle ultime votazioni (Regionali del 2010 e Comunali del 2009) nel Pinerolese c’è da chiedersi se tra qualche anno non sarà necessario introdurre le "quote giovani".
Per poter comprendere il rapporto tra nuove generazioni e politica ci si deve interrogare su quali siano le motivazioni personali che portano ad un impegno e su quali siano oggi i luoghi in cui poter "fare politica" (scuola, piazza, Facebook). E in questo senso forse i Giovani padani hanno fatto – più o meno consapevolmente – una scelta non tanto ideologica, quanto legata all’idea di poter dire e fare qualcosa rispetto alle istanze del proprio territorio.
Tra le tracce proposte la scorsa settimana alla Maturità, gli studenti sono stati invitati a esprimersi sul ruolo dei giovani nella politica e nella storia, a partire dal discorso di Mussolini alla Camera del 3 gennaio 1925 e da un passaggio del discorso di Togliatti alla conferenza nazionale giovanile del Pci del 1947. Dopo venti anni di "prodezze" della gioventù fascista, e a due anni dalla guerra di Liberazione realizzata da tanti giovani partigiani (e dunque anche dai nonni e dai bisnonni dei Giovani padani di Barge e Bagnolo), così Togliatti diceva ai suoi: «I giovani che vengono al nostro partito devono essere stabilmente conquistati ai grandi ideali, se non vogliono che essi rimangano dei "pratici" o, peggio, dei politicanti».

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Paola Molino