Quando la fretta è pessima consigliera

Gli Stati generali del Pinerolese

Diamo pur atto della buona volontà dell'on. Merlo e di Bertone, assessore provinciale e sindaco di Cavour, per indire gli "Stati generali", ma questa volta mi pare che stiano peccando di presunzione e pressapochismo.

Va detto che questi "Stati" si pongono ovunque un obiettivo: quello di identificare i progetti che, coralmente, si possono portare avanti in un territorio che deve essere coeso, non campanilista, coinvolgendo tutte le forze - non solo quelle istituzionali - e dando una rappresentanza territoriale. E, per essere concreti, cercare le fonti di finanziamento. Perché, ha detto qualche tempo fa Enrico Salza del SanPaolo, «non è il denaro che manca ma sono le buone idee che scarseggiano».

Proprio in quest'ottica parlo di presunzione e pressapochismo perché questa idea - certo buona, che da anni anche "L'Eco" ha riproposto e che viene ripresa con un ritardo di almeno cinque anni - fin dall'inizio doveva coinvolgere tutte le forze presenti sul territorio. Si è atteso anni, si poteva attendere ancora un mese o due in considerazione anche dei nuovi assetti regionali, che non sono affatto ininfluenti. Perché né la Regione, né la Provincia, anche in questa fase definiamola pure "istruttoria", dovevano essere direttamente coinvolte. Così come gli imprenditori, le associazioni di categoria, le rappresentanze in genere del mondo produttivo.

Il territorio che si aiuta da solo è certo un'idea molto suggestiva ma non basta. In atto ci sono strumenti operativi e penso ai Patti territoriali per i quali, nel Pinerolese, c'è una disponibilità di oltre cinque milioni di euro rispetto ai 20 iniziali e si sa quante difficoltà incontrano le aziende che intendono finanziare i propri progetti.

Va detto infine che la fase preparatoria degli "Stati generali" - al di là del coinvolgimento che finora non c'è stato - ha bisogno di un punto di incontro, un referente, sufficientemente autorevole che non può essere un Comune o anche la grande Comunità montana che rappresenta appena un terzo del Pinerolese.

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Paola Molino