Dux Aimo: lo stupore della scoperta inattesa

A Cavallermaggiore, nella Pieve di S. Pietro

Pochi sanno che Cavallermaggiore è una vera città d'arte, a cominciare dallo splendido palazzo rinascimentale che ospita il municipio per continuare con le 27 chiese, alcune affrescate, altre con pale d'altare e tele ragguardevoli. Un patrimonio artistico da far invidia a centri ben più grandi e più importanti.

La più antica di queste chiese è la pieve di S. Pietro. Venendo dal centro città si possono ammirare le tre absidi nel puro stile romanico. L'interno contiene alcuni cicli di affreschi tardo-gotici.

Il ciclo più importante è certamente quello dell'absidiola sinistra comprendente l'"Inconorazione della Vergine" e una delicatissima "Annunciazione". La studiosa Galante Garrone non ha dubbi che qui ci troviamo davanti all'atelier del grande Hans Clemer (alias Maestro d'Elva). Purtroppo i colori originali sono andati perduti, forse a causa di una pulitura eccessivamente abrasiva, ma il disegno è di una tale raffinatezza e sono tali e tanti i caratteri tipici della pittura clemeriana (i volti, le mani, la prospettiva) da non lasciare dubbi. Nel pilastro troviamo una S. Lucia che la studiosa citata associa alla scuola della Manta (attribuita a Dux Aimo e poi ad un anonimo Maestro della Manta) e che lo studioso cuneese Perotti non esita ad attribuire appunto a Dux. Ne esce un percorso geografico artistico che dal Canevesano passando per la Manta, Cavallermaggiore e Macello giunge fino a Villafranca.

Inoltre un vecchio studio sul Canavesano del Moretto riporta la riproduzione ad una S. Margherita di Dux scoperta a Bollengo il cui confronto artistico con questa S. Lucia è davvero impressionante.

Nell'abside centrale troviamo una deliziosa Madonna tra S. Nicolao e il Battista opera dell'interessante pittore locale Giorgio Turcotto. Nell'abside destra vediamo, in alto, Dio Padre che consegna le chiavi a S. Pietro; in basso una Madonna di stile monregalese e santi, e un S. Cristoforo che la Galante Garrone attribuisce alla scuola di Jacobino Longo, così come i cinque santi raffigurati sulla parete destra.

Non è possibile terminare questo excursus, dal quale emerge tutta l'importanza, la varietà e l'originalità dei testi figurativi di S. Pietro senza spendere una parola per caldeggiare interventi tesi ad eliminare lo stato di degrado in cui si trova l'interno della cappella e ad effettuare almeno una prima pulitura degli affreschi: potrebbe rivelare interessanti novità.

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Paola Molino