La storia di una giovane nigeriana immigrata

Giornata mondiale di preghiera

Cos'hanno nel cuore le nigeriane che si prostituiscono per le nostre strade? Ecco una storia.

R.K. è nata in un povero villaggio. Sua madre è morta a 25 anni, affetta da Aids, la peste che in Africa sta uccidendo un'intera generazione, con una crescita continua di persone colpite dalla malattia. La bimba, come tanti altri minori nelle sue stesse condizioni, è stata affidata ai nonni. Ma anche questi, in un Paese dove la vita media non supera i 50 anni, sono presto scomparsi. R.K. è stata aiutata da un'amica di sua madre, una donna poverissima ma pronta ad accoglierla in casa sua, accanto alle proprie figlie. Insieme a queste ragazzine, R.K. a sette anni ha incominciato a fare la buyam-sallams, si è trasformata cioè in una piccola venditrice di prodotti agricoli nei mercati.

Pur nella precarietà economica e nell'impossibilità di andare a scuola, R.K. ha conosciuto un periodo sereno fino a quando al villaggio è arrivata una persona che con piccoli doni e grandi promesse si è accattivata la fiducia di tutti. Spergiurava che avrebbe fatto studiare le bambine, portandole con sé in un posto migliore. Con tanta speranza la madre adottiva ha affidato a questa donna R.K. e la sua figlia più grande. Le due ragazzine erano contente di partire, ma presto si sono trovate in un incubo.

Strappate dalla loro terra, gettate in una nazione di cui ignoravano la lingua e i costumi, continuamente minacciate che, se si fossero ribellate, sarebbe stata sterminata in Africa tutta la loro famiglia, sono state costrette a vivere come schiave e avviate alla prostituzione.

La tratta delle donne e dei bambini ha oggi dimensioni allarmanti. Anche se è difficile disporre di cifre precise, l'Organizzazione mondiale del lavoro stima in 2,4 milioni il numero delle vittime; di questi 1,3 milioni sono sfruttati a livello sessuale.

Il Comitato internazionale che organizza la Giornata mondiale di preghiera ha invitato a sensibilizzarsi su queste situazioni di dolore. Se ne è parlato anche nel recente incontro di Luserna. Citando le parole di William Booth, il fondatore dell'Esercito della salvezza, Valeria Fusetti ha concluso il suo intenso messaggio dicendo: «Finché delle donne piangeranno io mi batterò, finché delle giovani si venderanno nelle vie io mi batterò, finché ci sarà un alcolizzato da aiutare io mi batterò».

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Paola Molino