Carnevale non è più una cosa seria

Ultimi appuntamenti del Carnevale: le cronache registrano sfilate e feste, investiture di maschere e consegna delle chiavi della città. Il pubblico risponde sempre: si ha voglia di stare insieme, di vivere la piazza, di trascorere qualche ora in allegria.

Eppure mai come in questi tempi il Carnevale non è più una cosa seria.

La storia del Carnevale è una storia lunga, che appartiene al calendario religioso (senza non c'è Quaresima, e viceversa) e a quello laico (è il periodo dell'anno in cui è socialmente accettato il ribaltamento dei ruoli).

Il popolo scende nelle piazze, le autorità scendono dai troni e le chiavi vengono simbolicamnte consegnate agli ultimi, ai buffoni. Il Carnevale medioevale è rivoluzionario: diventa centrale tutto ciò che è basso e corporeo, e dunque il linguaggio si fa volgare. La stessa spiritualità si traduce in termini grotteschi, e quindi carnali.

È il mondo alla rovescia. È il trionfo della liberazione temporanea dalla verità dominante e dal regime esistente, un tempo sospeso in cui sono aboliti i rapporti gerarchici, i privilegi, i tabù.

Oggi è ancora così? No, il Carnevale post-moderno ha abdicato allo sberleffo, all'allegoria, alla derisione del potere. La politica è scesa dai carri che di allegorico non hanno più nulla (Harry Potter, Tom & Gerry, i folletti alludono forse a qualcos'altro?), e la parodia non fa più capolino tra la cartapesta. Il Carnevale ha assunto una dimensione di sogno, di svago, di fuga dal reale (adatto ai bambini).

Il Carnevale post-moderno non morde più perché il mondo alla rovescia è quello di tutti i giorni: è per noi tempo ordinario. Il linguaggio crasso e volgare è anch'esso ordinario. Se si accende la tv si assiste ogni giorno ad una sfilata di maschere e buffoni: di Fabrizi Corona, escort, Brende, tronisti e politici. Si cerca la verità dei fatti sui tg satirici anziché su quelli ufficiali.

La maschera (anche quella al botulino) e le bugie (che il reato di falsa testimonianza sia cresciuto vertiginosamente nei Tribunali italiani, è notizia recente) sono aspetti della vita quotidiana.

Il nostro tempo non è più scandito dai giorni feriali e da quelli festivi. Viviamo in un'eterna ferialità: né la Chiesa con i tempi liturgici, né il lavoro con il tempo occupato e quello libero cadenzano più le nostre giornate. È il mondo alla rovescia: c'è chi lavora alla domenica e chi non lavora più neanche in settimana.

Insomma, il Carnevale non è più una cosa seria.

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Paola Molino