Navetta del Selleries: «Benino, ma insisteremo»

Navetta del Selleries: «Benino, ma insisteremo»
Giovedì 6 Settembre 2018 - 11:38

Il rifugio, con Pracatinat e Albergo diffuso, tenta di favorire gli escursionisti. I gestori: «A piedi è meglio che in auto. Ospiti più in linea con la nostra vocazione».

Riproponiamo il testo integrale dell'articolo comparso su "L'Eco del Chisone" di ieri, mercoledì 6 settembre 2018, uscito con alcune righe mancanti per un refuso tipografico. Ci scusiamo con i lettori per l'inconveniente.

 

Prime impressioni sulla stagione estiva, e sull'esperimento della navetta attivata per il secondo anno in agosto da Fenestrelle al rifugio Selleries. «Non abbiamo ancora fatto i conti, diciamo che è andata benino, non benissimo», è il commento del gestore del rifugio Massimo Manavella, che per primo ha scommesso sull'iniziativa, più che mai convinto con il suo staff che sia meglio invitare le persone a raggiungere la struttura a piedi o con il mezzo collettivo, anziché risalire in massa con le automobili la pista sterrata fino ai 2.035 metri di quota.

 

Il rifugio ha coinvolto nell'iniziativa, oltre alla ditta Jourdan, l'hotel di Pracatinat e l'albergo diffuso di Fenestrelle. «Non avendo per il momento il sostegno di enti pubblici - spiega Manavella - abbiamo dovuto tenere prezzi alti. Cinque euro a tratta sono tanti, anche se poi con la scontistica, pasto compreso, facevamo in modo che fossero otto e non dieci in totale». L'obiettivo è di aprire un dialogo con i sindaci del territorio: «Ci ha già chiamati il sindaco di Fenestrelle, e quello di Usseaux è già venuto su, a ottobre ci incontreremo».

 

La navetta costituiva un terzo modo di raggiungere il rifugio, accanto alla camminata e all'uso dell'automobile, sempre possibile nei mesi in cui la sbarra di Pracatinat è alzata. «Potevano usarla di più - insiste Manavella - però qualcosa è già cambiato. Domenica, visto il tempo terribile, ci siamo ritrovati soli in rifugio per la prima volta da non so quanti mesi, e ci siamo confrontati. Possiamo dire che quest'anno c'era mediamente una clientela più "da rifugio", di appassionati della montagna venuti qui per camminare. Come i 25-30 francesi rimasti quattro giorni a metà agosto, che hanno sottratto posti ai turisti occasionali. Non c'è stata gente fuori posto, c'erano meno auto nel posteggio e non abbiamo servito colazioni alle 10. Abbiamo avuto ospiti più in linea con la nostra vocazione di rifugio».

 

Intanto è ufficiale: la sbarra per la chiusura invernale verrà arretrata dal punto attuale fino all'altezza della prima palazzina di Pracatinat, con l'impegno da parte del rifugio di battere la neve fino a quel punto. «Così tra l'altro ci togliamo un tratto di strada che tende a gelare, dove sono uscite di strada già due auto», conclude il rifugista.

Luca Prot
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