Bruino: arrestato 25enne perché violentò collega di lavoro

Bruino, interrogato dal giudice la scorsa settimana

BRUINO - Era la sera del 22 gennaio quando la giovane Enrica (nome di fantasia) stava passeggiando col cane non lontano da casa. In pochi secondi viene raggiunta da un collega di lavoro, un bosniaco 25enne che la insegue fino in casa. Lei sale le scale. Più velocemente possibile. Tre scalini alla volta. Apre la porta della sua abitazione e tenta di richiuderla in fretta dietro di sé ma lui è forte, molto forte. Blocca la porta ed entra in casa. Spinge Enrica sul divano e per lei non c'è scampo. Una violenza brutale. Le strappa i vestiti, lei si divincola come può, lui le sbatte la testa contro il muro. Poi Damir Zenkic se ne va. Ed Enrica resta lì, sul divano, con la maglietta sporca di sperma, gli occhi pieni di lacrime e un'immensa paura nel cuore. Angoscia, repulsione, vergogna. Piange e piange fino a quando, due ore più tardi, arriva l'amica con cui coabita. Lei cerca di convincerla ad andare al Pronto soccorso e poi a sporgere denuncia. Invano. Enrica è terrorizzata, teme che il suo violentatore si ripresenti. Ha paura di ritorsioni. E lui dopo quel 22 gennaio infatti non demorde: la chiama ossessivamente al cellulare, lascia messaggi in segreteria, si presenta sotto casa e le citofona decine di volte.

«Vivo nel terrore di rivederlo: per questo non vado al lavoro e mi sono messa in mutua», dichiara Enrica agli inquirenti a cui (grazie al sostegno di una dottoressa del Centro di salute mentale di Giaveno) trova il coraggio di rivolgersi solo ad inizio marzo.

Zenkic, nato in Bosnia nell'85 e residente a Villarbasse, viene arrestato la scorsa settimana, su richiesta del pm Ciro Santoriello. Giovedì 29, nel corso dell'interrogatorio di garanzia davanti al giudice Alberto Giannone del Tribunale di Pinerolo, il bosniaco (difeso dall'avv. Luca Bruno del Foro di Torino) si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Il giudice ha rilevato che gli indizi di colpevolezza a suo carico sono gravi e che la dichiarazione della parte offesa è assolutamente attendibile (nonché confermata da quella dell'amica), sia per la precisione del racconto, sia per le conseguenze psicologiche subite. Per questo ha disposto che Zenkic resti in carcere per violenza sessuale (nonché violazione di domicilio aggravata): un reato che, a detta del giudice, l'uomo potrebbe ripetere.

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Paola Molino