Alta Valle Po: in cent'anni da quattromila a cento abitanti

Una riserva indiana?

VALLE PO - Se gestire un piccolo paese montano è difficoltoso per un amministratore, come evidenziato dal sindaco di Ostana Giacomo Lombardo, tanto meno è agevole e appagante per chi ha scelto di viverci. Molto pochi in realtà, visto che gli abitanti non arrivano complessivamente nei tre Comuni dell’alta valle Crissolo, Oncino e Ostana, al centinaio, mentre appena un secolo fa se ne contavano circa quattromila. Parliamo di quelle persone che risiedono costantemente tutto l’anno, tralasciando quelli che vengono solo nei fine settimana.

Arrivando da fuori ciò che più colpisce è il senso di solitudine, quasi essere fuori dal mondo, in contrapposizione alle caotiche abitudini che ci impone la vita in città. Basta percorrere le vie del paese, in un giorno infrasettimanale durante il lungo inverno, per rendersene conto.

Il disagio maggiore è il senso di abbandono da parte della società, intesa come istituzioni e di conseguenza mancanza di servizi e il perdurare dei disservizi. La politica, intesa come componente primaria delle istituzioni, latita da molto tempo in questi territori; periodiche promesse non mantenute da parte del politico di turno, molti convegni costosi e inutili, dove si sostiene di tutto e non si concretizza nulla. D'altronde elettoralmente tutta l’alta Valle Po equivale in termini di voto ad un palazzo in pianura, perché dunque dissipare energie in un territorio tanto vasto e scomodo per così poco?

Queste orgogliose popolazioni, perché tali sono, tanto più che si lamentano in "silenzio", non auspicano sussistenza, ma assistenza che è tutt’altro; pagano le tasse e non hanno i servizi, pagano il canone e non vedono la televisione, la telefonia mobile è circoscritta ad aree limitate.

Ripopolare al montagna è utopia, sarebbe un buon risultato riuscire a mantenere sul territorio questo esiguo presidio di popolazione, senza trasformarlo in "riserva" per portarvi le scolaresche in visita, come qualcuno ipotizza. Per salvare il salvabile e conservare un minimo di controllo sul territorio, servono interventi mirati e non "cattedrali nel deserto".

Come ricordava il presidente della Comunità montana Aldo Perotti: «È indispensabile salvaguardare la montagna, altrimenti questa cade (in senso idrogeologico) e travolge la pianura con le conseguenze che ben conosciamo».

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Paola Molino